Viale delle Cascine 152/F, 56122 Pisa – Italia

050586111

15 Ott 2025

Ottobre, mese della prevenzione del tumore al seno - La prima mammografia è un passo che può salvare la vita

Ogni anno, il mese di ottobre richiama l’attenzione sull’importanza della prevenzione del tumore al seno, la neoplasia più frequente tra le donne. Oggi più che mai, la diagnosi precoce rappresenta uno degli strumenti più efficaci per ridurre la mortalità e affrontare la malattia con trattamenti più mirati e meno invasivi.
La medicina ha fatto enormi progressi: le mammografie digitali di ultima generazione, la tomosintesi (mammografia 3D) e, più di recente, l’introduzione di sistemi basati su intelligenza artificiale hanno migliorato la qualità delle immagini e la capacità di individuare lesioni di piccole dimensioni. Ma la tecnologia, da sola, non basta. La differenza la fa sempre la partecipazione delle donne ai programmi di screening.

La diagnosi precoce fa la differenza

In Italia, secondo i dati AIOM–AIRTUM, la sopravvivenza a cinque anni dopo la diagnosi di tumore al seno supera oggi l’88%. Quando la malattia viene scoperta in fase precoce, la probabilità di guarigione è ancora più elevata, grazie a terapie tempestive e sempre più mirate.
La diagnosi precoce non riguarda solo chi ha familiarità o sintomi: al contrario, è destinata a tutte, perché molte lesioni vengono individuate quando ancora non sono palpabili. Per questo è fondamentale aderire al programma di screening mammografico, che in Italia è gratuito e attivo su tutto il territorio nazionale. Il programma nazionale di screening mammografico prevede:

  • Per la fascia 45-55 anni: una mammografia annuale
  • Per la fascia 70-75 anni: una mammografia biennale
  • Per la fascia 50-69: in alcune regioni, una mammografia ogni 2 anni (secondo l’organizzazione locale)

Tuttavia, non tutte le donne vengono raggiunte nei tempi previsti. Le risorse organizzative e logistiche non sempre consentono alle ASL di inviare gli inviti a tutte le aventi diritto, e questo può creare ritardi o esclusioni involontarie.  È importante sapere che la prevenzione non deve dipendere solo da una lettera: chi non riceve la convocazione può (e dovrebbe) contattare direttamente il Centro Screening della propria ASL per prenotare l’esame. La partecipazione è gratuita e non richiede alcuna prescrizione medica. 

Lo studio svedese: la prima chiamata conta

Un recente studio del Karolinska Institutet, pubblicato sul British Medical Journal e ripreso anche da la Repubblica, ha fornito un dato tanto semplice quanto cruciale: non aderire al primo invito allo screening aumenta significativamente il rischio di mortalità per tumore al seno.
La ricerca ha analizzato oltre 430.000 donne di Stoccolma, seguite dal 1991 al 2020. Circa un terzo (32%) non aveva risposto alla prima chiamata. In entrambe le popolazioni – partecipanti e non partecipanti – le diagnosi di tumore sono state simili (7,8% e 7,6%), ma tra chi non si era presentata la mortalità legata alla neoplasia è risultata più alta del 40%.
La spiegazione è chiara: nelle donne che avevano saltato il primo invito, il tumore veniva scoperto più spesso in fase avanzata – stadio III +1,5 volte, stadio IV +3,6 volte. La prima mammografia, dunque, è spesso quella che fa la differenza tra un percorso di cura semplice e uno molto più complesso.
Italia: progressi, ma ancora differenze
Secondo i dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità e dalla Rete delle Breast Unit, la partecipazione agli screening mammografici è in crescita, ma persistono differenze significative tra le regioni. Nel Nord Italia la copertura sfiora il 70%, mentre nel Sud e nelle Isole resta sotto il 50%.
Ciononostante, la prospettiva è positiva. L’uso dell’intelligenza artificiale nei programmi di screening potrà migliorare la precisione e ridurre il numero di richiami inutili, e il Registro nazionale delle Breast Unit, in via di completamento, garantirà una raccolta più omogenea di dati e una migliore integrazione dei percorsi diagnostico-terapeutici sul territorio.

Cosa possiamo fare oggi

La prevenzione non deve dipendere da una lettera o da un mese dedicato. Ogni donna, superati i 45 anni, dovrebbe verificare la propria posizione nei programmi di screening e prenotare la mammografia secondo la fascia d’età. In presenza di familiarità o di altri fattori di rischio, è bene discuterne con il proprio ginecologo per valutare un percorso personalizzato. È altrettanto importante non rimandare per mancanza di sintomi: il tumore al seno nelle fasi iniziali è quasi sempre asintomatico. Rivolgersi per tempo ai servizi di screening significa prendersi cura di sé e dare alla medicina la possibilità di intervenire quando la guarigione è più probabile.

Ottobre è un promemoria collettivo: la prevenzione è una responsabilità condivisa, ma inizia da ogni singola scelta.

Fare la prima mammografia, rispondere all’invito, chiedere informazioni se l’invito non arriva: gesti semplici, ma fondamentali. Oggi la medicina offre strumenti più efficaci che mai. Sta a noi, con consapevolezza e fiducia, farli valere.


Condividi: