Viale delle Cascine 152/F, 56122 Pisa – Italia
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|inL’Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG) ha da sempre portato a dibattiti che spesso coinvolgono non solo la medicina ma anche l’etica, la religione e la giurisprudenza. Interrompere una gravidanza si tratta sempre di una scelta difficile.
Ad oggi, nel nostro paese, esiste sempre un maggior numero di obiettori di coscienza, tanto che anche l’ONU ha richiamato l’Italia sulla sua inadempienza al rispetto delle norme relative alle Legge 194 (leggi l’articolo).
Entro quando è possibile effettuare un'interruzione volontaria di gravidanza? Possono richiederla tutte le donne, anche le ragazze minorenni?
Secondo la legge 194/78, in Italia l’iter per l’IVG può essere intrapreso entro 90 giorni dal concepimento. Ovviamente anche le ragazze minorenni possono esercitare il proprio diritto all’IVG, ma quest’ultime hanno bisogno del consenso dei genitori o di un giudice tutelare qualora ritenessero inopportuno o perfino rischioso informare i propri genitori. In tal caso la ragazza può rivolgersi ad un consultorio, che provvederà a presentare la richiesta al tribunale dei minori che, a sua vola, darà il consenso a procedere con l’iter senza informare i genitori. Esiste anche la possibilità di interrompere la gravidanza tra il 90° giorno e la 21-22° settimana se la prosecuzione della gravidanza può rappresentare gravi rischi per la salute della madre.
Sappiamo che la legge prevede 7 giorni per il ripensamento. È corretto?
La legge prevede un periodo di 7 giorni successivi alla domanda di volontà di IVG per dar modo alla donna di scegliere in maniera più consapevole. In questo lasso di tempo, così come durante il counselling, si fornirà supporto e aiuto per comprendere il motivo di questa scelta e identificare soluzioni alternative all’aborto. Infatti, per offrire completo supporto alle donne esiste un servizio di counselling presso i consultori con supporto sia da parte del ginecologo che dello psicologo, qualora fosse richiesto.
Spesso ne parliamo ma, alla fine, ne sappiamo poco: come si accede all'IVG?
Per accedere all’interruzione di gravidanza bisogna essere in possesso di un certificato che attesti lo stato di gravidanza e la volontà di interromperla. Non è necessario che sia il ginecologo a rilasciare tale documento: è possibile rivolgersi anche al medico di famiglia o all’ospedale. Inoltre, è fondamentale sapere che il documento che attesta la volontà di interrompere la gravidanza può essere firmato anche da un medico obiettore poiché non interferisce in alcun modo con il suo diritto. Una volta in possesso di questi documenti dovranno trascorrere 7 giorni di tempo, salvo urgenze, per escludere eventuali possibilità di ripensamento e fornire ulteriore supporto psicologico.
A questo punto, la donna può rivolgersi ad una struttura e scegliere liberamente tra due modalità di interruzione di gravidanza: aborto farmacologico e aborto chirurgico. Ad oggi, però, sono poche le strutture che danno effettivamente la possibilità di scegliere tra i due metodi.
L’aborto farmacologico, o aborto medico, avviene tramite la somministrazione di farmaci entro la 7° settimana di gravidanza. La paziente dovrà recarsi presso la struttura per assumere la terapia farmacologica per 3 giorni e tornare per un accertamento dopo 15 giorni. Attualmente, la Regione Toscana (la prima in Italia) si sta muovendo per la possibilità di attuare l’aborto farmacologico anche in strutture extra ospedaliere che siano comunque in grado di garantire la massima sicurezza nel percorso IVG. In altri paesi europei come la Francia l’interruzione di gravidanza viene già effettuata anche a livello ambulatoriale.
Il secondo metodo è l’aborto chirurgico, che viene effettuato in anestesia locale o in anestesia generale, tipicamente utilizzando il metodo Karman (aspirazione o isterosuzione).
Alla fine dell’interruzione di gravidanza è fondamentale seguire un percorso di couselling, soprattutto per informare sui metodi contraccettivi disponibili. È stato riportato che il 35% delle donne straniere e il 20% delle donne italiane che interrompe la gravidanza lo rifarà un’altra volta entro i due anni successivi. Serve un counselling adeguato affinché ogni donna possa trovare il metodo contraccettivo più adatto.
Qual è la percentuale di ginecologi obiettori in Italia?
E' importante divulgare il fatto che ad oggi la percentuale di ginecologi obiettori in Italia è estremamente elevata e sempre più donne incontrano grandi difficoltà a veder riconosciuto un diritto stabilito dalla legge. Stando ai dati del Ministero della Salute di aprile 2016, in Toscana il 56,2% dei ginecologi è obiettore di coscienza.
Purtroppo tale percentuale rende problematica l’applicazione della legge 194 sull’aborto. È possibile rivolgersi ad associazioni come LAIGA e Vita di Donna per trovare maggiori informazioni sulla presenza di obiettori in una determinata zona, così come su altri siti (per esempio: Obiezione Respinta).
Fonte: Repubblica.it
A chi possono rivolgersi le donne che hanno bisogno di maggiori informazioni sull'IVG?
Invito le donne che cercano supporto e informazioni sull’interruzione di gravidanza a rivolgersi al proprio ginecologo o ad un consultorio. Inoltre, invito a visitare il sito delle associazioni LAIGA e Vita di Donna, e il testo ufficiale della Legge 194.