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mammografia
04 Ott 2018

L’importanza dello screening mammografico preventivo e il dibattito in corso

Si è aperta negli Stati Uniti ultimamente una discussione sull’opportunità e il valore dello screening mammografico preventivo e di conseguenza sui servizi di prevenzione messi in campo dal sistema sanitario. 

I medici che hanno posizione più critiche nei confronti della prevenzione non mettono in discussione il valore delle mammografie nel ruolo di salvare vite, ma ritengono che sia troppo alta la percentuale di donne che vengono sovra diagnosticate, in proporzione alle morti per cancro.
Quando si identifica e cosa si intende per sovra diagnosi?
_una mammografia di screening trova un'area sospetta che sarebbe in realtà stata diagnosticata come cancro con altri mezzi, senza alcuna conseguenza sulla prognosi
_una mammografia di screening trova un'area sospetta che non avrebbe mai danneggiato la salute di una donna, se non fosse stata individuata o curata

Un’altra tematica che ha contribuito ad alimentare il dibattito sul valore dello screening per il cancro al seno, è quella dei risultati falsi positivi.
Di cosa si tratta?
Viene chiamato falso positivo il risultato di una mammografia che mostra un’area anormale – che potrebbe identificare un cancro, ma che invece risulta essere innocua.
Al termine dei controlli si conviene che si tratti di un nulla di fatto e quindi la notizia è positiva.
Ma in realtà, per giungere a questa fase di non-diagnosi, l’area sospetta richiede un follow-up con più di un medico, extra controlli e tests e, qualche volta, anche una possibile biopsia.
Bisogna perciò in questi casi tenere conto di costi fisici ed economici, senza sottovalutare quelli psicologici che impattano moltissimo sulla donna.

La raccolta di tutte queste considerazioni, e analisi statistici di dati, hanno portato ad alimentare un dibattito, tuttora in corso, sul valore delle mammografie di screening.
Nel 2015, l’American Cancer Society ha raccomandato che lo screening mammografico inizi a 45 anni.

Adesso un nuovo studio suggerisce che l’intervallo di frequenza di 2 anni – o anche più corto - dello screening mammografico porta spesso come conseguenza la possibilità di individuare tumori al seno in stadi meno avanzati e che riducono quindi la necessità di trattamenti più aggressivi.
Questa una delle evidenze più importanti scaturita dalla ricerca presentata all'American Society of Breast Surgeons 2018 – durante il Meeting Annuale.

Per condurre questo studio, i ricercatori hanno esaminato i risultati degli screening fatti su 1.125 donne di età superiore a 40 a cui era stato diagnosticato un cancro al seno tra settembre 2008 e maggio 2016:

  • 819 donne (73%) si erano sottoposte ad una mammografia di screening da 1 a 24 mesi prima della diagnosi di cancro
  • 306 donne (27%) si erano sottoposte ad una mammografia di screening più di 25 mesi precedenti alla diagnosi di cancro; questo gruppo comprendeva 65 donne (6%) che non avevano mai fatto un esame mammografico

I ricercatori hanno confrontato le caratteristiche dei tumori al seno in ciascun gruppo, ed anche i tipi di trattamenti ricevuti, scoprendo che le donne di età compresa tra 40 e 49 anni che non avevano mai fatto una mammografia di controllo - rispetto a quelle che della medesima età che invece si erano sottoposte a controlli negli ultimi 2 anni - erano più propense a:

_ avere tumori al seno più grandi
_ avere linfonodi positivi
_ doversi sottoporre a cicli di chemioterapia
_ doversi sottoporre a chirurgia linfonodale ascellare (invece di chirurgia del nodo sentinella)
_subire una mastectomia (invece di una quadrantectomia)

Queste differenze, statisticamente significative, hanno evidenziato una non casualità dei fenomeni

La Dr Elisa Port, M.D. professore associato del Dipartimento Oncologico dell’Ospedale Mount Sinai, ha commentato dicendo che: “…Lo screening è un'opportunità. Non solo in termini di sopravvivenza, ma anche come possibilità di trattamento meno invasivo. Lo screening è l'unico modo in cui dobbiamo intervenire per ottenere il tumore prima che sia necessario un trattamento più esteso” 

I nostri attuali strumenti di screening sono:
_mammografia di alta qualità
_esame clinico del seno
_autoesame del seno
Non usare tutti e tre questi strumenti è un’opportunità mancata nel raggiungimento dello scopo di diagnosi precoce nella maggior parte dei casi.

Ogni donna è a rischio di cancro al seno e questo rischio tende ad aumentare nel tempo.
È perciò molto importante aggiornare regolarmente il proprio medico circa tutte le informazioni sanitarie relative al rischio di cancro al seno.

Ci sono molti aspetti importanti da evidenziare durante un colloquio da paziente a medico:

_storia familiare del seno o altri tumori correlati (ovarico, melanoma)
_qualsiasi risultato di test per geni anormali legati ad alto rischio di cancro al seno
_risultati di precedenti biopsie al seno, anche se benigne
_storia personale di trattamento con radiazioni su viso e torace prima dei 30 anni
_densità del seno
_peso corporeo, nel caso di sovrappeso o obesità
_qualità della vita, livello di attività fisica, consumo di alcool, fumo, qualità del cibo e degli alimenti che si consumano
_utilizzo di terapia ormonale sostitutiva post menopausa (HRT)
_episodio di gravidanza a termine o allattamento al seno nel passato

Inoltre in caso di alto rischio di cancro al seno, è opportuno prendere in considerazione l’inizio di mammografie annuali in giovane età e l’ipotesi di affiancare altri strumenti di screening (come risonanza magnetica, o ultrasuoni)

La diagnosi precoce al momento sembra essere l’elemento di maggiore importanza da considerare e di cui parlare con il proprio medico.


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