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|inIl legame tra gli squilibri nel microbiota umano e infezioni urinarie comuni è un argomento al quale la comunità scientifica sta prestando sempre più attenzione.
Un microbiota alterato infatti, gioca un ruolo estremamente importante nei meccanismi di infezione, mentre si trovano sempre maggiori conferme di come un microbiota sano possa proteggere da tali infezioni e in particolare dalla cistite. In particolare, a livello della vagina e della vescica, un microbiota alterato con forte colonizzazione di batteri uropatogeni come l’Escherichia coli costituisce un passaggio fondamentale nella comparsa di infezioni urinarie, soprattutto nelle donne in età fertile e in quelle in menopausa che assumono estrogeni.
A livello vaginale è stato direttamente osservato che le donne con cistiti ricorrenti hanno livelli superiori di colonizzazione vaginale da parte di E. coli rispetto alle donne sane, e il loro microbiota è più spesso povero di lattobacilli, anche nei periodi asintomatici. Normalmente, la flora vaginale è dominata dai lattobacilli, che grazie alle loro proprietà antimicrobiche regolano la proliferazione delle altre specie e si oppongono alla colonizzazione da parte di organismi estranei.
Questo è possibile grazie alla loro capacità di mantenere il pH vaginale sotto i 4,5 producendo acido lattico. L’ambiente acido, a sua volta, favorisce la loro stessa riproduzione e crea un ambiente ostile per i batteri patogeni. Inoltre, i nostri lattobacilli sono in grado di produrre sostanze antimicrobiche che compiono un’azione antisettica, come acqua ossigenata e batteriocine. Un’altra importante caratteristica dei lattobacilli è quella di produrre sostanze capaci di inibire l’adesione delle altre specie batteriche alle cellule epiteliali o di creare intorno a queste dei microambienti con forte concentrazione di sostanze antimicrobiche.
Proprio per questi motivi, un microbiota povero di lattobacilli risulterà più vulnerabile alla colonizzazione da parte di patogeni opportunisti (che possono essere già presenti nel nostro microbiota in quantità ridotte, o essere acquisiti dall’esterno). Anche nel caso delle infezioni urinarie, è la stessa flora vaginale ad avere un ruolo chiave. Per questo è di fondamentale importanza porre attenzione al tipo di sostanze con le quali si entra in contatto: ad esempio, l’utilizzo di spermicidi può essere molto dannoso e portare ad un aumento delle infezioni, perché agisce da antimicrobico nei confronti dei lattobacilli ma non del batterio E. coli.
Ultimamente si è posta grande attenzione anche al microbiota urinario, i cui studi sono solo agli inizi. Anche in questo caso la specie batterica più comunemente identificata nelle donne sane è quella dei lattobacilli; quando le proporzioni di questi microrganismi sono minori nel microbiota urinario, si è maggiormente predisposti alle infezioni. Il microbiota urinario rappresenterebbe quindi, dopo quello vaginale, un ulteriore livello di protezione, attivo in questo caso contro i batteri che sono riusciti a raggiungere la vescica.